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La Torre di Chia è un vero luogo dell’anima di Pier Paolo Pasolini, una narrazione autobiografica che si dipana nei lavori del suo restauro.

Ad essa Pasolini dedicò alcuni ultimi versi de la La nuova gioventù. Poesie friulane (1941-1974) utilizzando dialetto friulano degli esordi, “Il soreli a indora Chia / cui so roris rosa, / e i Apenìns a san di sabia cialda..

Il sole indora Chia
con le sue querce rosa
e gli Appennini
sanno di sabbia calda.
Io sono un morto di qui,
che torna,
oggi 5 marzo 1974,
in un giorno di festa
Contadini di Chia!
Centinaia di anni o un momento fa,
io ero in voi.

Ma oggi che la terra è abbandonata
dal tempo,
voi non siete in me …
Quelli che vanno a Viterbo
o negli Appennini dov’è sempre estate,
i vecchi mi assomigliano:
ma quelli che voltano le spalle, Dio!
e vanno verso un altro luogo …
Il sole taglia la vallata
piena di querce di un rosa di paradiso;
i due piccoli fiumi si riuniscono in fondo
mormorano come spiriti beati.
Anche il verde del vischio qua e là
è un verde di paradiso.

Se volete approfondire la figura e l’opera di Pier Paolo Pasolini, e il suo legame con Roma potete unirvi ad uno dei nostri Itinerari Pasoliniani oppure guardare il nostro slowtalk su “Pier Paolo Pasolini e Roma” del ciclo “Grandi registi e Roma”, o il nostro slowtalk “Pier Paolo Pasolini e la Roma di “Ragazzi di vita” del ciclo “Roma in 10 romanzi”.

Gabriella Massa

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