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LUOGHI E EVENTISTORIA DI ROMA

Museo Storico della Fisica e Centro Ricerche Enrico Fermi

Via Panisperna è una strada evocativa nelle nostre reminiscenze. E si lega a quel leggendario gruppo di scienziati, i “ragazzi di Via Panisperna” appunto, quasi tutti molto giovani e con a capo Enrico Fermi, che negli anni Trenta operò presso il Regio Istituto di Fisica dell’Università di Roma, ubicato fino al 1935 al numero civico 90 di via Panisperna, nel rione Monti. Un luogo importantissimo non solo per gli sviluppi degli studi di fisica, ma – senza voler risultare troppo altisonante – dell’intera storia dell’umanità. La principale scoperta del gruppo fu, infatti, nel 1934, la proprietà dei neutroni lenti, che portò quattro anni dopo al premio Nobel per Fermi e diede avvio alla realizzazione del primo reattore artificiale a fissione nucleare a catena e successivamente della bomba atomica.


I ragazzi di Via Panisperna

Il gruppo nacque grazie all’interessamento del fisico Orso Mario Corbino, già Ministro, Senatore e Direttore dell’Istituto di fisica di via Panisperna, il quale riconobbe le qualità di Enrico Fermi e si adoperò perché fosse istituita per lui nel 1926 la prima cattedra italiana di Fisica Teorica. A partire dal 1929 Fermi e Corbino si dedicarono alla trasformazione dell’Istituto in un moderno centro di ricerca e, per il settore sperimentale, potettero contare su un gruppo di giovani fisici: Edoardo Amaldi, Franco Rasetti ed Emilio Segrè. Ad essi, nel 1934, si aggiunsero il fisico Bruno Pontecorvo e il chimico Oscar D’Agostino, mentre in campo teorico, si distingueva la figura di un altro fisico, Ettore Majorana.

Le loro ricerche di laboratorio riguardarono inizialmente la spettroscopia atomica e molecolare, quindi si orientarono verso lo studio sperimentale del nucleo atomico attraverso il bombardamento di varie sostanze mediante neutroni, ottenuti irradiando il berillio con particelle alfa emesse dal radon e rallentati da un passaggio in paraffina secondo un’intuizione di Fermi. In questo modo fu possibile rendere artificialmente radioattivi numerosi elementi stabili. Sul versante teorico, importantissimi per la comprensione della struttura del nucleo atomico e delle forze che vi agiscono furono i lavori di Majorana e di Fermi, il quale tra il 1933 e il 1934 pubblicò la fondamentale teoria del decadimento beta.

Il 1938 sarà un anno cruciale perchè era morto Corbino e vengono introdotte leggi razziali. Per questo motivo, il gruppo si disperse e la maggior parte dei “ragazzi” emigrò all’estero. Fermi, la cui moglie Laura Capon aveva origini ebraiche,  si trasferì negli Stati Uniti subito dopo aver ricevuto il Premio Nobel. Segrè già nel 1935 aveva accettato una cattedra a Palermo, per poi stabilirsi negli Stati Uniti tre anni dopo. Rasetti andò in Canada. Pontecorvo dapprima in Francia e poi nel 1950 in Unione Sovietica all’inizio della Guerra Fredda. Infine, Majorana scomparve misteriosamente nel 1938, come ci racconta anche Leonardo Sciascia in “La scomparsa di Majorana”.

A rimanere in Italia furono solamente Amaldi e D’Agostino. Ad affiancare Amaldi a Roma, da quel momento, furono alcuni giovani ricercatori: Ettore Pancini, Oreste Piccioni, Marcello Conversi. Questi scienziati continueranno lo sviluppo pioneristico della fisica nucleare, in particolare costruendo con le proprie mani un geniale apparato sperimentale per la ricerca nei raggi cosmici di una nuova particella allora ipotizzata, il mesotrone. Dovranno lavorare in condizioni terribili, con i bombardamenti aerei della seconda guerra mondiale, e poi con l’occupazione nazista di Roma. Verranno chiamati I ragazzi di Via Giulia, sui quali nel 2014 verrà prodotto un omonimo documentario diretto da Adolfo Conti. Amaldi fu poi l’artefice della ricostruzione della fisica italiana nel secondo dopoguerra e uno dei fondatori del CERN.

Più celebre, invece, il film di Gianni Amelio del 1990 I ragazzi di Via Panisperna.


Il Regio Istituto di Fisica dell’Università di Roma e il Museo Storico e Centro Studi e Ricerche ‘Enrico Fermi’

La palazzina che oggi ospita il Museo Storico della Fisica e Centro Studi e Ricerche Enrico Fermi, fu progettata e costruita come sede del Regio Istituto di Fisica dell’Università di Roma alla fine dell’Ottocento. Sotto la direzione dei fisici Pietro Blaserna e Orso Mario Corbino, divenne come abbiamo visto un vero e proprio “ambiente creativo” dove Enrico Fermi inaugurò una stagione eccezionale per la scienza italiana. Nel 1936, l’Istituto di Fisica si trasferì nella nuova città universitaria di Piazzale Aldo Moro, e Orso Mario Corbino fondò a via Panisperna l’Istituto nazionale di Elettroacustica del CNR.

A partire dal 1943 la palazzina di via Panisperna perse la sua funzione scientifica e, in seguito, diventerà sede dell’Archivio della Polizia di Stato.

Nel 1999, grazie agli sforzi di un gruppo di parlamentari che vollero restituire la palazzina alla sua vocazione scientifica, venne varata la legge n. 62 del 15 marzo, che istituì il Museo Storico e Centro Studi e Ricerche ‘Enrico Fermi’. La consegna ufficiale della nuova sede avvenne nel 2019, molto tempo dopo a causa della particolare collocazione della sede all’interno del complesso del Viminale che ha reso lungo e complesso il processo di riconversione ad istituzione scientifica.

Nella primavera del 2022, dopo uno stop dovuto alla pandemia Covid 19, il Museo è entrato a pieno regime nello svolgimento delle visite e delle attività.


Il percorso espositivo

Il Museo Enrico Fermi nasce dalla volontà di preservare e diffondere la memoria storica dello scienziato italiano, definito “l’ultimo uomo che sapeva tutto” per i suoi contributi alla fisica del Novecento sia come teorico che come sperimentale.

Il percorso espositivo ha origine in una mostra presentata nel 2015 al Festival della Scienza di Genova, poi portata per alcuni mesi a Bologna, e infine allestita in maniera permanente al piano terra della storica palazzina di via Panisperna alla fine del 2019. La stessa palazzina è parte integrante del percorso museale.

Combinando oggetti e pannelli tradizionali con moderne tecnologie multimediali, le installazioni permettono di ripercorrere le tappe significative della vita di Fermi e delle sue scoperte, mostrando come le esplorazioni della materia si sono intrecciate con gli avvenimenti storici del Novecento: dalle ricerche sul nucleo alla radioattività indotta dai neutroni, dal decadimento beta ai raggi cosmici, dalla prima fissione nucleare alla pila atomica e poi alla costruzione della bomba nei laboratori di Los Alamos, il racconto della ricerca iniziata da un gruppo di ragazzi a via Panisperna non può infatti essere disgiunto da quello degli avvenimenti che hanno cambiato il XX secolo.

Il Museo Enrico Fermi può essere visitato solo in occasione degli Open Day tramite prenotazione obbligatoria di una visita guidata gratuita di un’ora che viene tenuta da giovani ricercatori e ricercatrici, che illustrano in maniera appassionata e competente i vari aspetti del museo e la portata delle scoperte scientifiche di Fermi.
Potete consultare a questo link il calendario dei prossimi Open Day

 

Gabriella Massa

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