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LUOGHI E EVENTI

Guida slow di Modena

Cosa vedere a Modena scoprendola lentamente

Modena è un piccolo gioiellino incastonato nella Pianura Padana, con un nucleo storico che vanta edifici di grandissimo pregio e un avvicendarsi di portici color pastello che si contendono il primato della lunghezza con Bologna.

Sicuramente leggerete o vi diranno che basta un giorno per visita Modena, il cui nucleo storico effettivamente non è molto esteso, ma un viaggiatore slow deve assolutamente dedicarvi due giorni per conoscerla a fondo al di là dell’idea superficiale che possiamo farci con una visita frettolosa.

Per questo motivo le dieci cose da fare a Modena presuppongono una durata di visita di due giorni con un pernottamento. Ma prima introduciamo un po’ la storia di questa città.


Modena ha origini molto antiche: era Mutina, che significa luogo rialzato, con riferimento agli antichi villaggi su palafitte dell’Età del Bronzo. E questo nome venne mantenuto dai Romani quando fondarono la città nel 183 a.C. La Mutina romana era una città piuttosto importante, tanto da diventare la capitale della Gallia Cisalpina, in quanto era al centro della Via Emilia e degli scambi commerciali.

Dopo il declino nel Medioevo, quando fu avamposto del regno longobardo al confine con i possedimenti bizantini, conobbe un grande momenti di splendore quando rientrò nel Ducato d’Este, che durò dal 1492 fino all’Unità d’Italia a parte la pausa dovuta alla dominazione napoleonica, ed ancor di più quando ne divenne la capitale nel 1598, in seguito alla perdita di Ferrara passata allo Stato Pontificio. In questo periodo Modena divenne una ricca città rinascimentale con la costruzione delle ultime mura cittadine.

La dominazione napoleonica portò purtroppo alle spoliazioni di importanti opere d’arte e beni archivistici e letterari. Sconfitto Napoleone, venne restaurato il Ducato con Francesco IV d’Asburgo-Este, che fu investito dai  moti modenesi del 1831 in cui il patriota carbonaro Ciro Menotti fu dal Duca tradito e condannato a morte. Ma ormai il Ducato aveva le ore contate: con la Seconda Guerra d’Indipendenza, il territorio si sottomise al re sabaudo Vittorio Emanuele II nel 1859 e poi annesso al Regno d’Italia nel 1861,


1. Duomo

O più precisamente Cattedrale Metropolitana di Santa Maria Assunta in Cielo e San Geminiano. Eì una delle strutture più significative dell’architettura romanica europea. Progettata dall’architetto Lanfranco nel 1099 come cattedrale e tomba del patrono della città, San Geminiano, è impreziosita sia negli interni che negli esterni dalle opere scultoree del grande maestro scultore Wiligelmo.


2. Torre Ghirlandina

Riconosciuta come sito Patrimonio UNESCO, è il simbolo della città ed esempio eminente del romanico padano. La torre è alta 90 metri ed è pendente a causa di cedimenti del terreno. Costruita tra il 1160 e il 1319, svetta a fianco del Duomo in quanto ne nacque come torre campanaria, ma in realtà ha sempre avuto un’importante funzione civica: le sue mura custodivano infatti i forzieri, gli atti pubblici e oggetti di alto valore simbolico per la città, come la “secchia rapita” simbolo della guerra vinta contro Bologna nella Battaglia di Zappolino nel 1325. Il nome deriva dalle balaustre in marmo che ne incoronano la guglia, definite “leggiadre come ghirlande”: quello che la rende così unica, infatti, è il ricco apparato scultoreo esterno che presenta anche un rivestimento lapideo con materiali di spolio della Mutina romana.


3. Galleria Estense

Posta al quarto piano del Palazzo dei Musei, la galleria nata nel 1854 per volontà di Francesco V d’Austra-Este raccoglie in quattro saloni e sedici sale espositive il grande patrimonio artistico accumulato dai duchi d’Este. Nonostante le spoliazioni napoleoniche, la collezione è molto ricca e presenta capolavori quali la Pietà di Cima da Conegliano, la Madonna col bambino del Correggio, il Ritratto di Francesco I d’Este di Velasquez, il trittico di El Greco, il busto marmoreo di Francesco I d’Este di Bernini, il Crocifisso di Guido Reni.


4. Cimitero di San Cataldo

E’ diviso in tre sezioni.  Innanzitutto Cimitero storico di Cesare Costa, costruito tra il 1858 e il 1876), con una pianta rettangolare, caratterizzata da un quadriportico. Vi sono sepolti molti modenesi illustri, come Enzo Ferrari (1898-1988), fondatore dell’omonima Scuderia di auto da corsa, Virginia Reiter (1862-1937), la grande attrice dei primi anni del Novecento e Paolo Ferrari (1822-1889), famoso commediografo.  Di fronte all’ingresso principale si trova il sacrario dei partigiani caduti nella Seconda Guerra Mondiale, dove al centro si staglia una scultura del famoso artista Arnaldo Pomodoro.
Accanto al cortile principale è poi collocato il cimitero israelitico, dominato da un edificio eretto nel 1903: caratteristiche sono le lapidi infisse in ordine confuso nel terreno, testimoni della numerosa presenza ebraica in città.

Infine, vi è il Cimitero Nuovo, costruito a partire dal 1971, inaugurato nel 1984 tuttora non ultimato, su progetto degli architetti Aldo Rossi e Gianni Braghieri, che colpisce per le linee essenziali e pulite. Si tratta di un lunghissimo edificio di forma rettangolare con poche finestre quadrate e un’alta copertura con falde spioventi, in cui l’elemento più suggestivo è il cubo ossario, una grande costruzione quadrata in cemento rosso, completamente vuota all’interno, che prende luce da una serie di piccole e profonde finestre nelle quali si formano interessanti giochi di luce.


5. Piazza XX Settembre e Mercato Storico Albinelli

Una gradevole piazza caratterizzata dalle facciate colorate delle case che la circondano e dai simpatici bar che si animano con il bel tempo. Sulla piazza si affacciano il Palazzo Tagliazucchi e vi è uno degli ingressi del Mercato Albinelli, luogo della tradizione culturale e gastronomica modenese, dove fare un giro di mattina tra i banchi di frutta e i bar. Inaugurato nel 1931, dopo secoli in cui il mercato si svolgeva all’aperto in Piazza Grande, il Mercato Albinelli è il più antico mercato coperto della città ed è considerato tra i più belli di tutta Italia. In stile liberty, al centro è collocata una fontana sormontata da una splendida figura di donna, la “Portatrice di frutta” realizzata da Giuseppe Graziosi, apprezzato scultore modenese di inizio Novecento. Per il suo valore storico e culturale, nel corso degli anni il Mercato Albinelli è stato interamente ristrutturato e dal 1990 è riconosciuto come monumento di interesse nazionale.


6. Piazza Roma e Palazzo Ducale

Dimora storica del Ducato degli Este per più di due secoli, il Palazzo Ducale è oggi sede dell’Accademia Militare dall’Unità d’Italia. Il Palazzo può essere visitato il sabato e la domenica con visita guidata da prenotare entro il mercoledì precedente. Il Palazzo Ducale si affaccia su Piazza Roma dove campeggia su un lato la statua di Ciro Menotti, protagonista dell’insurrezione liberale contro il Duca Francesco IV d’Asburgo-Este, che poi lo tradì e lo fece giustiziare. La statua è rivolta verso la finestra della stanza in cui il Duca firmò la sua condanna.


7. Passeggiare sotto i portici e lungo Via Emilia Centro

I portici, che si contendono con quelli di Bologna il primato della lunghezza, nel centro storico di Modena sono caratterizzati dai bellissimi colori pastello. Da buona flaneur, il mio consiglio è di perdersi tra le strade ad impianto rinascimentale del nucleo storico, in particolare lungo l’asse della Via Emilia Centro che si sviluppa da Piazza Sant’Agostino a Largo Garibaldi, che attraversa piccole gradevoli piazzette – come Piazza Matteotti, Piazza Mazzini e Piazza Torre – ed è anche la strada dello shopping, che per chi voglia concederselo.


8. Sedersi nel chiostro del Palazzo Santa Margherita e visitare una mostra temporanea alla FMAV

Situato in una delle più importanti vie del centro storico di Modena, Corso Canalgrande, il Palazzo Santa Margherita, il cui nome deriva dalla chiesa che un tempo si ergeva in quest’area, ospita la Fondazione Modena Arti Visive, che da ottobre 2017 ha assorbito Galleria Civica e Museo della Figurina che qui avevano sede, ed anche altri servizi culturali quali la Biblioteca Delfini e l’Istituto Musicale Orazio Vecchi. Per questo motivo, il chiostro centrale è pieno di ragazzi che studiano o chiacchierano seduti sui muretti o ai tavolini del bar interno. E’, dunque, una buona sosta per rilassarsi in un ambiente raccolto ma vivo, e poi – raccolte le forze – salire al primo piano per visitare una delle mostre temporanee organizzate dal FMAV e fare un salto al piccolo Museo della Figurina, che consiglio per gli appassionati della carta in particolare e della grafica in generale. La Collezione Museo della Figurin, aperta al pubblico dal 2006, raccoglie oltre 500.000 piccole stampe a colori che nel 1992 sono state donate al Comune di Modena dall’imprenditore Giuseppe Panini, fondatore dell’omonima azienda assieme ai fratelli.


9. Modena ebraica

Modena aveva una comunità ebraica dalla fine Trecento piuttosto integrata nel tessuto socioeconomico della città, anche perchè nei due secoli successivi molti ebrei esuli da Spagna e Portogallo e dalle terre tedesche furono accolti dai duchi d’Este che vedevano in loro una risorsa per l’economia dei propri territori. Tuttavia, una crescente insofferenza della popolazione locale e le pressioni esercitate dallo Stato della Chiesa determinarono provvedimenti restrittivi, sfociati nell’introduzione del segno distintivo nel 1620 e nella reclusione in ghetto nel 1638, per volere del duca Francesco I. A tale scopo fu destinata un’area del tessuto medievale dove era già concentrata parte delle residenze e delle attività degli ebrei, che occupava in origine le vie Blasia e Coltellini, fra via Emilia e via del Taglio; nel 1724 fu incluso anche vicolo Squallore e, nel 1783, via Torre. Durante la notte, il quartiere era chiuso da quattro cancelli; al termine di via Blasia (angolo via del Taglio) un paracarro conserva ancora le tracce di un cardine, verosimilmente appartenuto ad uno di essi. Nel congestionato spazio interno, circa un migliaio di persone, tutte le attività lavorative e diverse sinagoghe succedutesi nel corso dei secoli: in via Coltellini 25 ne è documentata una di rito spagnolo, in funzione sino alla metà dell’Ottocento, di cui rimane riconoscibile la corte di accesso.

Con la dominazione napoleonica gli ebrei vennero emancipati per poi vedersi ripristinato il ghetto negli anni della Restaurazione: la comunità ebraica dovette aspettare la definitiva emancipazione con l’annessione al Regno d’Italia. Del vecchio Ghetto restano poche strade e poche tracce, perchè alcuni degli isolati più malsani sono stati demoliti a inizio Novecento. Al loro posto, fu realizzata l’attuale piazza Mazzini, dove sorge la nuova Sinagoga, costruito tra il 1869 e il 1873, a pianta circolare con alte colonne corinzie che sorreggono il matrone.

La visita alla sinagoga è possibile su appuntamento telefonando alla Comunità Ebraica dalle ore 9.00 alle 13.00 nei giorni feriali, oppure nelle giornate previste dal calendario di visite guidate annuali.


10. Museo Enzo Ferrari

Odio le automobili e consiglio questo museo? Sicuramente racconta un pezzo di storia modenese e italiana, un’eccellenza della produzione automobilitstica. Il Museo Enzo Ferrari è un complesso museale piuttosto recente, nato nel 2012 e strutturato in due edifici: innanzitutto la casa in cui nacque Enzo Ferrari nel 1898, figlio del proprietario dell’officina meccanica Alfredo, che conserva ancora sia il corpo abitativo che il laboratorio-officina, al cui interno immagini, filmati inediti e preziosi cimeli narrano la vita di Enzo Ferrari uomo, pilota e costruttore. La seconda struttura avvolge la casa natale ed, quasi in contrasto, si pone come un’avveniristica costruzione disegnata da Jan Kaplicky e Andrea Morgante che riproduce le linee del cofano di un’automobile sportiva, interamente dipinto di giallo, il colore dello stemma del cavallino. Sotto la volta sono esposte numerose vetture, che raccontano l’intera storia della casa automobilistica, dalla nascita ai grandi successi nelle corse di Formula 1, ma dove si avvicendano automobili anche di altre case automobilistiche in un tentativo di ricostruire la storia dell’automobilismo modenese: si tratta di un allestimento flessibile in cui le automobili vengono esposte come opere d’arte su pedane di design, e sono periodicamente sostituite in relazione alle mostre temporanee organizzate con una modalità espositiva rinnovabile.

È possibile visitare sia il Museo Enzo Ferrari di Modena che il Museo Ferrari di Maranello, dove ha sede la fabbrica, con un unico biglietto a prezzo ridotto, che prevede anche il trasferimento con una navetta interna. Il biglietto è piuttosto caro, ma è una tappa obbligatoria per tutti gli appassionati della velocità.

E voi avete qualche altro posto di Modena interessante da suggerire? Fammelo sapere nei commenti

Gabriella Massa

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Join the discussion 2 Comments

  • Francesca Romana Camarota ha detto:

    Buon pomeriggio cara Gabriella sono contenta che Modena ti sia piaciuta! Io amo molto l’Emilia Romagna perché mamma era di Maranello; ed anche se i miei rapporti con la sua famiglia sono mooolto dilatati, se non assenti, ed anche se lei non c’è più da dieci anni, ogni volta che entro nella sua terra il cuore mi si a allarga e mi sento a casa…è vero: Modena, ma tutta l’Emilia Romagna, sono slow cities, slow good places! Ti consiglio, anche se forse adesso non sono più visitabili, le manifatture del tabacco che fino a qualche anno fa ospitavano la sede della FMAV. E poi la biblioteca estense: può darsi che tu l’abbia già fatto ma reperita iuvant! Oltre ad Buon pomeriggio cara Gabriella sono contenta che Modena ti sia piaciuta! Io amo molto l’Emilia Romagna perché mamma era di Maranello; ed anche se i miei rapporti con la sua famiglia sono mooolto dilatati, se non assenti, ogni volta che entro nella sua il cuore mi si a allarga e mi sento a casa…è vero: Modena, ma tutta l’Emilia Romagna, sono slow cities, slow places! Ti consiglio, anche se forse adesso non sono più visitabili, le manifatture del tabacco che fino a qualche anno fa erano la sede della FMAV. Forse l’hai già nominata ma ripetita iuvant! La biblioteca Estense che ospita la Bibbia di Borso d’Este, che fanno vedere in una perfetta riproduzione (vista l’antica preziosità del volumone) ma anche delle piccole ma interessantissime mostre in un luogo storico ricchissimo di storia e passione. Ti consiglio poi, se avrai il tempo ed il modo, un giro a Castelvetro, Castelfranco ed a Sassuolo. Un abbraccio.

    • Gabriella Massa ha detto:

      Ciao Francesca, ti ringrazio di cuore per i suggerimenti. Oltretutto il giorno in cui hai scritto ero proprio a Maranello: ero per visitare il Museo Ferrari, ma mi sono allungata fino al centro della cittadina. Adoro la struttura della Manifattura Tabacchi, purtroppo al momento è chiusa e ci sono i lavori per costruirci – ahimè – delle unità immobiliari e la FMAV ora ha la sede a Palazzo Santa Margherita. Ho visitato la Galleria Estense, ma non la Biblioteca, ci andrò! Se sono raggiungibili in treno, andrò anche nei paesi che mi hai indicato. Grazie ancora e un abbraccio a te.

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