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ROMA NELLA LETTERATURA

L’Antico Caffè Greco

By 16/01/2024Febbraio 26th, 2024No Comments

Se siete amanti della storia e della letteratura, c’è un luogo iconico a Roma dove bisogna sedersi per prendere un caffè almeno una volta nella vita. Sto parlando dell’Antico Caffè Greco il quale, come reca una targa al di là vetrina, sta lì al centro della scintillante Via Condotti dal lontano 1760, ultimo baluardo di memoria di quella Roma del Grand Tour di cui possiamo rinvenire sparute tracce qua e là nella città. Sono scomparsi tutti i caffè storici, che ci raccontano un’epoca in cui erano luoghi di incontro, come il Caffè Faraglia all’angolo fra Piazza Venezia e via Cesare Battisti, il celebre Caffè Aragno, o il Caffè degli Inglesi a Piazza di Spagna con le pareti affrescate del Piranesi.

L’unico a sopravvivere, ed orami tutelato da un vincolo apposto nel 1953 che lo dichiara “di interesse particolarmente importante”, è il Caffè Greco che è il secondo caffè più antico di Italia, dopo il Caffè Florian di Venezia.

Del fondatore e primo proprietario sappiamo ben poco: egli è registrato sui registri della parrocchia di San Lorenzo in Lucina come Nicola di Maddalena, caffettiere levantino. Un levantino, dunque, non meglio definito, uno dei tanti intraprendenti commercianti, che verso la metà del Cinquecento aprirono in Arabia, in Egitto, in Turchia i primi locali di raccoglimento dove si beveva prima l’infuso, poi l’estratto, di caffè anticipando i moderni bar, e che dal Seicento cominciarono a esportarli nei vari paesi europei , dove venivano appellati “Il Turco”, “Il Sultano”, “Il Greco”.

Se il “Greco levantino” ebbe l’intuizione di aprire il caffè in un posto strategico quale Via Condotti 86, nel cuore di quello che veniva definito il Ghetto degli Inglesi, fu uno dei proprietari successivi – il Salvioni – che ne decretò la fama. Nel 1806, infatti, il prezzo del caffè aumentò notevolmente a causa del blocco continentale imposto da Napoleone: mentre gli altri caffettieri di Roma, per paura di perdere la clientela, tentarono di mantenere costante il prezzo delle tazze di caffè, mischiando alla preziosa polvere farine di ceci, di soia o di castagne, al Caffè Greco, invece, Salvioni continuò ad usare sempre e solo puro caffè: il prezzo raddoppiò e la tazza diventò più piccola – praticamente quella che usiamo ancora oggi – ma l’aroma inconfondibile del vero caffè decretò il successo definitivo del locale.


Luogo d’incontro di artisti e letterati

L’Antico Caffè Greco è non solo un luogo storico, ma anche un luogo letterario di grande rilevanza. Nel corso degli anni, questo caffè è diventato un punto di ritrovo per intellettuali, artisti e letterati, che si sono seduti alle sue tavole per discutere di letteratura, filosofia e arte.

I caffè, infatti, che aprono in Europa tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento, diventarono luoghi in cui gli intellettuali si riunivano per discutere di temi attuali, come la politica o l’economia, e tematiche di valore culturale come l’arte, la letteratura, il teatro, la filosofia, in cui dunque sorseggiare in compagnia un caffè era un’occasione per confrontarsi con gli altri e sviluppare nuove idee. Non a caso sarà proprio ai tavolini dei caffè che cominciarono a circolare le prime idee illuministe. Fu solo nell’Ottocento che diventeranno veri e propri caffè letterari, trasformandosi in punti di incontro per gli appassionati di cultura, letteratura e arte. I caffè letterari, che ebbero la loro prima diffusione a Parigi, si cominciarono a diffondere anche nel resto dell’Europa e in America; raggiunsero anche Venezia, per poi proliferare in tutta la penisola.

 

Anche l’Antico Caffè Greco divenne il luogo di incontro per eccellenza, fino a trasformarsi in luogo mitico.

Solo per citare alcuni dei numerosi nomi illustri che frequentarono questi caffè: Johann Wolfgang von Goethe che abitava poco distante in Via del Corso, Antonio Casanova, George Byron, John Keats che alloggiava in Piazza di Spagna, Massimo D’Azeglio, il celebre favolista Hans Christian Andersen che a lungo ha abitato al piano superiore del caffè (e del cui appartamento c’è la pianta all’ingresso della sala Gubinelli), Silvio Pellico, Luigi di Baviera, un giovane Gabriele D’Annunzio, Thomas Mann, uno squattrinato James Joyce, i compositori Listz e Wagner, Henrick Ibsen, Friedrich Nietzsche,  Arthur Schopenhauer che portava sempre con sé un barboncino bianco che chiamava Atma (anima del mondo). E ancora, un giovane Giacomo Leopardi al cui soggiorno romano è dedicata una targa proprio accanto al Caffè.

Targa Giacomo Leopardi in Via Condotti, Roma

E addirittura il il leggendario Buffalo Bill: nel 1890 il colonnello William Frederick Cody giunse in Italia per una lunga tournè con il suo circo, il Wild West Show, e a Roma sostò, tornandoci anche nel 1906. In uno di questi soggiorni romani si fece immortalare proprio al caffè Greco con i suoi colleghi di spettacolo.

Buffalo Bill e nativi americani al Caffe Greco durante la tourne del Wild West Show

Numerosi sono anche gli aneddoti legati al Caffè Greco: Nikolaj Gogol ad un suo tavolo scrisse numerose pagine del suo Le anime morte. Stendhal ne varcò la soglia per cercarvi il suo sosia: precedentemente, infatti, lo scrittore francese a Terni era stato scambiato per il pittore Stefano Forby e per tale motivo era stato trattato con grandissima cortesia, per questo quando giunse a Roma, saputo che il suo sosia era un frequentatore della famosa caffetteria, vi si era recato curioso di incontrarlo; grande delusione ebbe, però, nel vederlo perchè il pittore era molto brutto. O ancora l’assidua frequentazione da parte di Leone XIII, quando ancora era giovane, fece nascere la leggenda secondo la quale se un cardinale si fosse seduto ad un tavolo del Caffè Greco sarebbe diventato papa.

 

Stendhal, in Corrispondence, scriveva che «al caffè Greco si serviva, per tre centesimi, una tazza di caffè eccellente».

Friedrich H. Von der Hagen di Breslavia, nelle sue Memorie Romane del 1816, dichiara che in questa bottega si riunivano ogni giorno i tedeschi che ne avevano fatto il loro “cenacolo”: nel Caffè Greco effettivamente l’atmosfera era cosmopolita e, accanto ai tedeschi, si ritrovavano anche inglesi, francesi, russi ed altri rappresentanti di paesi europei ed extraeuropei. Fra le pareti di questo locale l’ideale di fraternità si realizzava superando i confini di razza e di tradizioni, si sviluppavano ideali liberali.
Il filosofo statunitense Edward Freeman, nel 1836, individuò il segreto della notorietà del Caffè Greco: a suo avviso questo si doveva cercare nella possibilità che il locale offriva di parlare liberamente ed incondizionatamente in un momento storico che tendeva a reprimere i fermenti politici e ad ostacolare le iniziative in campo artistico. Lo scrittore Giuseppe Prezzolini nel volume Come gli Italiani scoprirono l’Italia attesta che proprio attraverso i caffè «l’Italia continuava a compiere la sua funzione di intermediaria internazionale quale paese di maggiore età tra gli altri civili».

 

Questo spiccato carattere internazionale e artistico del Caffè Greco lo trasformò in mito e addirittura attrazione, a tal punto che cominciò ad essere citato dalle guide turistiche come tappa d’obbligo del soggiorno romano dando anche indicazioni precise persino sugli orari migliori per godere di quegli incontri. Il Murray’s Hand-Book del 1869 dedicato a “Rome & its Environs” suggerisce: «Caffè Greco, with a restaurant, in the Via Condotti, the rendezvous of the artists of every country – almost all the artists in Rome may be met here; it is their general rendezvous at 7 A.M. for breakfast, and in the evening». La Beadeker di trent’anni più tardi, “Central Italy and Rome” del 1900, invece, annota: «Cafè Greco, Via Condotti 86, formerly frequented by artists».

La ragione di una simile affluenza ce la dà il De Cesare, dove scrive che «gli artisti formavano nella vita sociale di allora una classe affatto distinta, con una nota propria, schietta e geniale. Non c’erano circoli o clubs e per una tradizione quasi secolare, si davano convegno al caffè Greco, in via Condotti, che era divenuto loro feudo e recapito, e campo chiuso delle loro dispute vivaci e iperboliche». E prima di lui Cesare Pascarella affermava: «si può dire, senza esagerare, che fino al 1870 il Circolo artistico internazionale di Roma fu il Caffè Greco».

 

L’Antico Caffè Greco non ospitò soltanto singoli personaggi, ma favorì il nascere di Accademie, delle vere Libere Università, come quella dei “Caffè-grecisti” istituitasi la sera del 14 Gennaio 1919 e della quale fecero parte Giuseppe Prezzolini, Alberto dé Stefani, Umberto Ricci, Luigi Einaudi e tanti altri famosi nel campo dell’arte e della politica; ai martedì di questa Accademia prese parte, saltuariamente, anche Benedetto Croce. Ma era anche uno dei ritrovi dei fotografi e di quella cosiddetta Scuola Romana di Fotografia, o il Circolo del Caffè Greco, che annoverava fotografi in erba, amatori e pittori, seguendo le parole di William Mitchell Gillespie in Rome: As Seen by a New-Yorker in 1843-4, del 1845 che lo ricorda come punto di incontro: «(…) degli artisti di tutte le nazioni. (…) Quando entri, trovi il fumo così denso che riesci a malapena a vedere dall’altra parte della stanza, ma attraverso di esso appaiono vagamente le lunghe barbe, i feroci baffi, i cappelli spioventi, le giacche di velluto con tagli, i cappotti a rana e i volti selvaggi ma intellettuali, che caratterizzano la maggior parte dei giovani artisti di Roma».

E ancora, nel 1948, i componenti dell’”Art Club” lo elessero quale loro punto di riferimento e la lunga Sala dell’Omnibus vide animarsi delle conversazioni di una rilevante parte dell’intelligenza nazionale. La celebre fotografia di Irving Penn, scattata proprio in quella sala il 12 ottobre 1948, ci restituisce il senso di libertà e di rinascita culturale del periodo post-bellico, in cui vediamo seduti uno accanto all’altra i più grandi artisti, letterati e intellettuali dell’epoca: Aldo Palazzeschi, Goffredo Petrassi, Mirko Basaldella, Carlo Levi, Pericle Fazzini, Afro Basaldella, Renzo Vespignani, Libero de Libero, Sandro Penna, Lea Padovani, Mario Mafai, Ennio Flajano, Vitaliano Brancati e Orfeo Tamburi, oltre al 33enne Orson Welles impegnato come attore nel film Cagliostro.

Aldo Palazzeschi, Goffredo Petrassi, Mirko Basaldella, Carlo Levi, Pericle Fazzini, Afro Basaldella, Renzo Vespignani, Libero de Libero, Sandro Penna, Lea Padovani, Mario Mafai, Ennio Flajano, Vitaliano Brancati e Orfeo Tamburi, Orson Welles al Caffè Greco il 12 ottobre 1948

L’Antico Caffè Greco continua ad essere cenacolo intellettuale, letterario e cinematografico anche nei decenni successivi: ai suoi tavolini negli anni Sessanta e Settanta avremmo visto discorrere Giorgio Chirico, Renato Guttuso, Pier Paolo Pasolini, Elsa Morante, Alberto Moravia, Ennio Flaiano, Federico Fellini, Marcello Mastroianni, Sophia Loren,  solo per citare alcuni degli avventori più iconici.

Celebre è la citazione di uno degli artisti tra i più assidui frequentatori, Giorgio De Chirico nel suo articolo Berenice, Fuori e dentro il “Caffè Greco” di Guttuso, pubblicato su Paese Sera del 13 ottobre 1976: «Sedute tutt’intorno, lungo le pareti di quello storico luogo, stavano le granitiche legioni dell’arte e dell’intellettualismo”. […] il Caffè Greco è l’unico posto in cui ci si può sedere ad aspettare la fine del Mondo».


L’Antico Caffè Greco nell’arte

Proprio per essere stato un luogo dove i più grandi artisti e letterati degli ultimi due secoli sono passati, all’Antico Caffè Greco sono dedicate numerose pagine e poesie, nonché celebri quadri, che ci permettono la ricostruzione fedele di questo luogo pittoresco e delle sue atmosfere.

Come quello di Ludwig Johann Passini, Caffè Greco a Roma del 1856 – Acquerello su carta, Kunsthalle, Amburgo, Germania

Ludwig Johann Passini, Caffè Greco a Roma del 1856 – Acquerello su carta, Kunsthalle, Amburgo, Germania

Ma ben più noto è senz’altro il quadro del pittore Renato Guttuso, che proprio a questo locale ed alle tante personalità romane che lo frequentavano, dedicò una famosa opera nel 1976, esponendola per la prima volta in ottobre alla Galleria Toninelli in Piazza di Spagna. Del Caffè Greco di Renato Guttuso, esistono due importanti versioni e diversi studi preparatori: la prima versione è il grande bozzetto, acrilico su cartone su tela, oggi alla Collezione Thyssen Bornemsza di Madrid; la seconda tela di maggiori dimensioni si trova al Museo Ludwig di Colonia, mentre vari bozzetti sono dispersi in collezioni private.

L’Antica Caffè Greco, o meglio la sua sala più famosa ed amata – la “Sala Rossa” – compare anche come copertina del 45 giri di Mia Martini Minuetto, pubblicato nel 1973 con la casa discorgrafica Dischi Ricordi, il primo grande successo della cantante con i testi di Franco Califano e l’album più venduto della sua carriera.

Mia Martini ritratta nella Sala Rossa dell’Antico Caffè Greco, nella copertina del 45 giri di Minuetto del 1973


L’Antico Caffè Greco, una vasta galleria d’arte aperta al pubblico

Con le sue 300 opere che raccontano i 250 anni di storia del Caffè e dei suoi più celebri avventori, l’Antico Caffè Greco viene considerata tra le più vaste gallerie d’arte aperte gratuitamente al pubblico. Basta entrare, girovagare per le sue sale o sedersi ad un suo tavolino, per fare un tuffo nel passato e immergersi nelle sue atmosfere ottocentesche.

Tutte le opere dello storico caffè sono state analizzate e catalogate in un volume realizzato nel 1989 a cura della storica dell’arte Tamara Felicitas Hufschmidt e del giornalista Livio Jannattoni, Antico Caffe’ Greco. Storia, ambienti, collezioni,  che offre un percorso che si snoda attraverso le nove sale:  la Sala Venezia; la Sala delle Vedute romane;  la Sala Galli; la Sala Zoldaticz; la Sala Bianca dove primeggia la stampa con l’autografo di Guttuso che riproduce la già citata opera dell’artista, e un suo disegno a matita sempre dedicato agli avventori del Caffè; la Sala Gubinelli, dedicata alla storica famiglia a lungo proprietaria del Caffè, in cui è conservato in una teca il “Papillon di Gabriele D’Annunzio” donato dal poeta; la Sala Omnibus, che è la più importante non solo per le opere esposte, ma perché era la prescelta per i vari “cenacoli” susseguitisi nei decenni.

E poi forse la più celebre, ovvero la Sala Rossa, autentica “collezione nella collezione”, che riunisce piccoli e grandi capolavori, dal tardo Settecento all’Ottocento e arriva sino ai giorni nostri tra le sue pareti tappezzate di rosso porpora. La Sala Rossa, che in principio era la stalla ove lasciare i cavalli per accedere al caffè, è stato il luogo preferito di artisti e personalità: solo per citare due personaggi famosi, seppur distanti tra di loro, qui si siederanno Sandro Pertini e Lady Diana.

Sala Roma. Sandro Pertini fotografato all’interno della Sala Roma, la sua preferita, nell’Antico Caffè Greco.

Inoltre la Sala Rossa è legata al Gruppo dei Romanisti, gruppo di studiosi e accademici specializzati in studi relativi alla Capitale costituitosi nel 1940 che, a partire dagli Anni Settanta, tengono ancora qui le loro riunioni settimanali dedicate alla valorizzazione della cultura romana, tra cui si annovera la pubblicazione dei loro lavori nella Strenna dei Romanisti in occasione del Natale di Roma, conferendo a questo storico caffè ancora un’aura letteraria.

La pittrice Gemma Hartmann li ritrae in uno dei suoi suo dipinti nel 1986.

Gemma Hartman, Romanisti al Caffè Greco del 1986


Ancora oggi, l’Antico Caffè Greco continua ad essere un punto di riferimento per gli amanti della letteratura e della cultura. Le sue pareti sono adornate da fotografie e ritratti dei grandi scrittori che lo hanno frequentato nel corso dei secoli, e sedersi a uno dei suoi tavolini, sorseggiando un caffè e immaginando le conversazioni che si sono svolte tra quelle mura, è un’esperienza unica, che permette di respirare l’aria carica di storia e di cultura che pervade questo luogo letterario.

Potete scoprire altre storie legate a questo luogo letterario attraverso le interessanti pagine del sito web ufficiale del caffè: Antico Caffè Greco 

O, se volete, immergervi nelle atmosfere del Gran Tour e scoprire quest’angolo letterario di Roma, potete unirvi al nostro itinerario letterario La Roma del Grand Tour – Alberghi e caffè letterari

 

 

 

Gabriella Massa

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