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Domenica 3 marzo si rinnova, per la dodicesima edizione, la Giornata Nazionale delle Ferrovie Dimenticate, un’iniziativa promossa da Co.Mo.Do. Cooperazione Mobilità Dolce per valorizzare l’immenso patrimonio ferroviario dismesso italiano e per far conoscere i tracciati non più attivi, attraverso la riattivazione del servizio o la trasformazione in piste ciclo-pedonali.

A partire dagli anni ’40-50, infatti, lo sviluppo dell’industria automobilistica ha portato alla dismissione di migliaia di chilometri di linee ferroviarie, cui si aggiungono i tratti di linee attive abbandonati in seguito alla realizzazione di varianti di tracciato. In nome della mobilità che mezza penisola è stata messa a sacco, con costruzioni e infrastrutture spesso impattanti, con un enorme consumo di suolo e, grazie alla promozione del traffico privato, con pesanti conseguenze in termini di inquinamento. Oltre la salute, anche il paesaggio ovviamente risente i segni a volte irrispettosi dell’infrastrutturazione legata alla mobilità.
Si tratta di un patrimonio importante, fatto di sedimi continui che si snodano nel territorio e collegano città, borghi e villaggi rurali, di opere d’arte (ponti, viadotti, gallerie), di stazioni e di caselli (spesso di pregevole fattura e collocati in posizioni strategiche), che giacciono per gran parte abbandonati in balia dei vandali o della natura che piano piano se ne riappropria.
Un patrimonio da tutelare e salvare nella sua integrità, trasformandolo in percorsi verdi per la riscoperta e la valorizzazione del territorio o ripristinando il servizio ferroviario con connotati diversi e più legati ad una fruizione ambientale e dei luoghi.

Degli oltre 6.000 km di linee ferroviarie dismesse a partire dal dopoguerra, infatti, almeno un migliaio sarebbero subito ripristinabili con investimenti contenuti, specie laddove il sedime è intatto. Abbiamo degli esempi virtuosi in tal senso: ci sono linee abbandonate ormai da decenni, che sono già state in tutto o in parte trasformate in vie verdi, come la splendida Ciclovia dell’Alpe-Adria o la bella greenway sulla Spoleto-Norcia, o stanno per diventarlo, come la Assoro-Leonforte e la Porto San Giorgio-Fermo-Amandola. Un modo sano per salvaguardare opere di architettura e ingegneria ferroviaria – ponti, viadotti, stazioni, case cantoniere e gallerie – a favore degli escursionisti, e puntando ad una modello turistico lento e sostenibile, tenuto conto dell’immenso fascino dei paesaggi culturali attraversati.

 

Gli eventi

Tanti gli eventi organizzati in tutta Italia il 3 marzo per la Giornata Nazionale delle Ferrovie Dimenticate 2019 e che possono essere consultabili qui divisi regione per regione: http://www.mobilitadolce.org/eventi-2019.html

Anche noi di Roma Slow Tour abbiamo voluto partecipare (ormai per il quarto anno consecutivo) alla Giornata Nazionale delle Ferrovie Dimenticate 2019 e per l’occasione abbiamo organizzato una visita gratuita presso la Ferrovia-Museo Stazione di Colonna a bordo di rotabili storici restaurati o in fase di restauro, tenuta dal personale del Museo che ripercorrerà la storia della linea sospesa Roma-Fiuggi-Frosinone. La visita è a numero limitato di posti e va prenotata. Maggiori informazioni sulla visita e le modalità di prenotazione potete leggerle a questo link: https://www.romaslowtour.com/visita-museo-stazione-di-colonna/

Oltre alla giornata del 3 marzo sono stati organizzati diversi eventi fino a domenica 7 aprile, per il Mese della Mobilità Dolce di Co.Mo.do., nato per incoraggiare tutti a scoprire e lasciarsi coinvolgere dal turismo outdoor e dalla mobilità dolce. In queste giornate sono tante le associazioni locali di outdoor che organizzano per l’occasione eventi per gli appassionati di mobilità dolce, in bici, a piedi, a cavallo oppure su treni a vapore lungo le tratte storiche. Un modo per permettere ai visitatori di scoprire le bellezze naturalistiche lungo queste linee ferroviarie e per accendere i riflettori sul problema dei 6000 km di binari dismessi che stanno venendo meno per l’incuria di chi è preposto alla loro cura e che invece potrebbero diventare vie verdi e ciclovie, o infrastrutture per lo sviluppo del turismo ferroviario.

 

Il 2019 è stato dichiarato Anno del Turismo Lento, ed è un segnale di inversione di rotta: si vuole dare priorità alla valorizzazione di quei luoghi rimasti sempre ai margini dei circuiti turistici ed al rilancio in chiave sostenibile esperienze di viaggio particolari. Lungo i binari italiani si muove questo tipo di turismo, un turismo improntato alla filosofia della bassa velocità. Un turismo diverso, lento, che indice su territori e destinazioni scarsamente frequentate. Un turismo di piccoli numeri, capace di creare quelle micro economie positive legate ai commerci locali, all’ospitalità minuta e all’assistenza tecnica e pratica. Un turismo che favorisce il riuso delle infrastrutture locali, dalle ferrovie al grande patrimonio immobiliare legato alle attività ferroviarie. Un turismo dal grande potenziale di sviluppo, che in Germania genera oltre 9 miliardi di fatturato e da noi è decollato solo in questi anni.

 

Quale futuro per le linee ferroviarie italiane?
Abbiamo visto che l’Italia possiede migliaia di chilometri di ferrovie poco utilizzate o addirittura dismesse, che se adeguatamente risistemate e gestite potrebbero essere formidabili volani per un turismo lento e sostenibile. I contesti in cui scorrono i binari sono infatti spesso splendidi: dalle campagne toscane alle montagne sarde, passando per i laghi prealpini, gli Appennini, la Sicilia, sono moltissimi gli esempi in tutto il Paese.
In questa direzione va accolta favorevolmente l’approvazione nel 2017 della Legge n. 128/17 che reca disposizioni per l’istituzione di ferrovie turistiche mediante il reimpiego di linee in disuso o in corso di dismissione situate in aree di particolare pregio naturalistico o archeologico. Una legge tra l’altro approvata all’unanimità.
Nel merito il provvedimento si compone di 11 articoli. Nell’articolo 2 si demanda a un successivo decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, da adottare entro 180 giorni dalla data di entrata in vigore della legge, “l’individuazione e la classificazione come tratte ferroviarie a uso turistico le tratte, dismesse o sospese, caratterizzate da particolare pregio culturale, paesaggistico e turistico”, ma già si citano quali sono le linee interessate. Ecco l’elenco delle 18 ferrovie, cui se ne potranno aggiungere altre in futuro:
a) Sulmona-Castel di Sangro (Abruzzo)
b) Cosenza-San Giovanni in Fiore (Calabria)
c) Avellino-Lioni-Rocchetta Sant’Antonio (Campania)
d) Sacile-Gemona (Friuli Venezia Giulia)
e) Palazzolo-Paratico (Lombardia)
f) Castel di Sangro-Carpinone (Abruzzo/Molise)
g) Ceva-Ormea (Piemonte)
h) Mandas-Arbatax (Sardegna)
i) Isili-Sorgono (Sardegna)
l) Sassari-Palau Marina (Sardegna)
m) Macomer-Bosa (Sardegna)
n) Alcantara-Randazzo (Sicilia)
o) Castelvetrano-Porto Palo di Menfi (Sicilia)
p) Agrigento Bassa-Porto Empedocle (Sicilia)
q) Noto-Pachino (Sicilia)
r) Asciano-Monte Antico (Toscana)
s) Civitavecchia-Capranica-Orte (Lazio)
t) Fano-Urbino (Marche)
Nella nuova legge si specifica che nella gestione dei tratti di ferrovia interessati possono essere coinvolte associazioni e organizzazioni di volontariato operanti nei settori ferroviario, turistico, culturale e ambientale, come già peraltro succede spesso per molte delle linee individuate. E la legge prevede anche la possibilità, evitando ovviamente ogni forma di promiscuità con la circolazione dei treni, che sulle linee ferroviarie dismesse o sospese possano circolare i cosiddetti ferrocicli, vale a dire veicoli a pedalata naturale o assistita su rotaia (il velorail italiano).

 

Gabriella Massa

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